La luce della Grazia
by pado11769
Vangelo secondo di Matteo 9,9: “Andando via di là, Gesù vide un uomo, seduto al banco delle imposte, chiamato Matteo, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.”
In questo dipinto il momento rappresentato è proprio quello in cui Gesù parla a Matteo: «Seguimi», e lo si comprende perché Gesù ha la bocca è aperta.
Prima di parlare della luce è interessante esaminare e conoscere i personaggi che fanno parte della scena.
I due gemelli, il ragazzo vestito in giallo e quello raffigurato di spalle, hanno i tratti del ragazzo vittima della zingara truffatrice che il Merisi ha ritratto nel dipinto “Buona Ventura”. Rappresentano la nobiltà superficiale, quella che non è in grado di comprendere la chiamata di Gesù.
L’uomo con gli occhiali, invece, non ha alcun interesse alla chiamata di Gesù, gli interessa solo lo scambio di moneta che si sta operando in quel luogo. Questo anziano ha già fatto la sua scelta, decidendo di guardare i soldi e di non preoccuparsi riguardo alla chiamata.
Dell’uomo barbuto è possibile comprendere che è ricco perché veste di velluto, è nobile a causa dei suoi cappelli (i nobili erano ritratti così). Con una mano indica chi gli sta accanto, e con l’altra sta depositando, una ad una, le monete sul tavolo dell’esattore che le sta raccogliendo. Lui indica l’altro, cioè l’esattore, Matteo, e non se stesso, sebbene per qualche tempo qualche esperto difendeva la tesi che il barbuto fosse Matteo.
Cristo, invece, chiama il più lontano da tutti e da tutto, che poi è il più vicino allo spettatore del dipinto. Cristo chiama Matteo.
L’esattore Matteo viene ritratto nell’atto di riscossione delle somme dovute e, insieme, con l’intento di volerne nascondere una parte. Ha sotto il braccio, stretto in una mano, un sacco bianco pieno di soldi. Era uno degli attributi principali del Santo, Matteo il pubblicano, Matteo l’avaro.
Il suo vestiario ricorda lo stesso tipo di vestiario dei fraudolenti nell’opera di Caravaggio “I Bari”. Al quel tempo era chiaro come fossero vestiti i truffatori, così come era chiaro il modo di vestirsi dei nobili e delle brave persone.
C’è anche Pietro, accanto a Gesù. Inizialmente non era presente nel dipinto ed è stato aggiunto successivamente da Caravaggio con l’obiettivo di far apparire la figura di Gesù più indietro nella scena. Questa circostanza è dimostrata da esami radiografici sulla tela condotti in epoca recente.
Ed ora veniamo alla luce.
Le fonti di luce che si scorgono nel quadro sono due, quella geometrica che pare provenire da una fonte di luce esterna al quadro, probabilmente una finestra come quella che è presente all’interno della cappella dove è posizionata l’opera, e poi la luce propria di Gesù, la luce della Grazia, quella che non viene da fonti naturali e che illumina potentemente tutti i personaggi presenti.
Nei dipinti sacri del Merisi a volte Gesù non è raffigurato ma Lo rappresenta la luce.
Nel dipinto in questione, “La Vocazione di Matteo“, l’entrata di Gesù è illogica perché non si vede la porta di ingresso e nemmeno la si percepisce. L’artista è chiaro nella sua intenzione di farci capire che Lui, Gesù, può venire in ogni momento.
E’ importante notare come nel dipinto Matteo non è raffigurato nel momento della risposta, cioè del “ed egli si alzò e lo segui”, quanto nel momento della chiamata di Gesù: e gli disse: «Seguimi».
Nelle sue opere narrative Caravaggio non raffigura la tradizionale rappresentazione di un determinato soggetto evangelico, egli fa di meglio, lui rappresenta il nocciolo, quello che fa la differenza, il potente finale del contenuto narrativo. Si tratta quindi di una scena di conversione. E allora, qual è il momento in cui la conversione entra in gioco? Ovviamente il momento in cui il peccatore è chiamato a una scelta.
Matteo si trova per un istante sospeso tra il «Seguimi» e la decisione di seguirlo: al suo corpo basterà un attimo per compiere l’azione volontaria di alzarsi. Deciderà di seguire Gesù e lo farà nella stessa traiettoria che Gesù è intento a prendere per uscire dalla scena, quella chiara nella tela.
Occorre ricordare che Caravaggio è “figlio” della Controriforma, del Barocco, quindi il suo proposito era quello di avvicinare lo spettatore alla scena biblica ritratta, come per contrastare l’avvento del protestantesimo che guadagnava spazio in quell’epoca.
A chiusura di questo articolo, oltre che ringraziare Juliana che mi ha aiutato non poco nella sua redazione, mi piace porre l’attenzione al concetto di “disarmante accessibilità della bellezza”. Questa tela nella sua magnificenza e straordinarietà risulta accessibile in modo sorprendente. Basterà, per guardarla, passeggiare per le vie di Roma, in pieno centro storico e nel percorso che dal Panteon porta a Piazza Navona decidere di recarsi nella vicina Chiesa di San Luigi dei Francesi. Non occorrerà alcuna prenotazione, l’accesso alla Chiesa è libero e facile. Qui il link per raggiungere questa meraviglia.
Pado (con l’aiuto di Juliana)