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La luce della Grazia

by pado11769

Vangelo secondo di Matteo 9,9: “Andando via di là, Gesù vide un uomo, seduto al banco delle imposte, chiamato Matteo, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.”

Cappella Contarelli in San Luigi dei Francesi (Roma). La “Vocazione di Matteo” di Michelangelo Merisi detto il Caravaggio

In questo dipinto il momento rappresentato è proprio quello in cui Gesù parla a Matteo: «Seguimi», e lo si comprende perché Gesù ha la bocca è aperta.

Prima di parlare della luce è interessante esaminare e conoscere i personaggi che fanno parte della scena.

I due gemelli, il ragazzo vestito in giallo e quello raffigurato di spalle, hanno i tratti del ragazzo vittima della zingara truffatrice che il Merisi ha ritratto nel dipinto “Buona Ventura”. Rappresentano la nobiltà superficiale, quella che non è in grado di comprendere la chiamata di Gesù.

Buona ventura – olio su tela (99 × 131 cm) – Caravaggio.

L’uomo con gli occhiali, invece, non ha alcun interesse alla chiamata di Gesù, gli interessa solo lo scambio di moneta che si sta operando in quel luogo. Questo anziano ha già fatto la sua scelta, decidendo di guardare i soldi e di non preoccuparsi riguardo alla chiamata.

Dell’uomo barbuto è possibile comprendere che è ricco perché veste di velluto, è nobile a causa dei suoi cappelli (i nobili erano ritratti così). Con una mano indica chi gli sta accanto, e con l’altra sta depositando, una ad una, le monete sul tavolo dell’esattore che le sta raccogliendo. Lui indica l’altro, cioè l’esattore, Matteo, e non se stesso, sebbene per qualche tempo qualche esperto difendeva la tesi che il barbuto fosse Matteo.

Cristo, invece, chiama il più lontano da tutti e da tutto, che poi è il più vicino allo spettatore del dipinto. Cristo chiama Matteo.

L’esattore Matteo viene ritratto nell’atto di riscossione delle somme dovute e, insieme, con l’intento di volerne nascondere una parte. Ha sotto il braccio, stretto in una mano, un sacco bianco pieno di soldi. Era uno degli attributi principali del Santo, Matteo il pubblicano, Matteo l’avaro.

Il suo vestiario ricorda lo stesso tipo di vestiario dei fraudolenti nell’opera di Caravaggio “I Bari”. Al quel tempo era chiaro come fossero vestiti i truffatori, così come era chiaro il modo di vestirsi dei nobili e delle brave persone.

 I bari – dipinto a olio su tela di 94 × 131 cm – Caravaggio

C’è anche Pietro, accanto a Gesù. Inizialmente non era presente nel dipinto ed è stato aggiunto successivamente da Caravaggio con l’obiettivo di far apparire la figura di Gesù più indietro nella scena. Questa circostanza è dimostrata da esami radiografici sulla tela condotti in epoca recente.

Ed ora veniamo alla luce.

Le fonti di luce che si scorgono nel quadro sono due, quella geometrica che pare provenire da una fonte di luce esterna al quadro, probabilmente una finestra come quella che è presente all’interno della cappella dove è posizionata l’opera, e poi la luce propria di Gesù, la luce della Grazia, quella che non viene da fonti naturali e che illumina potentemente tutti i personaggi presenti.

Nei dipinti sacri del Merisi a volte Gesù non è raffigurato ma Lo rappresenta la luce.

Nel dipinto in questione, “La Vocazione di Matteo“, l’entrata di Gesù è illogica perché non si vede la porta di ingresso e nemmeno la si percepisce. L’artista è chiaro nella sua intenzione di farci capire che Lui, Gesù, può venire in ogni momento.

La posizione del dipinto nella Cappella Contarelli in San Luigi dei Francesi (Roma).

E’ importante notare come nel dipinto Matteo non è raffigurato nel momento della risposta, cioè del “ed egli si alzò e lo segui”, quanto nel momento della chiamata di Gesù: e gli disse: «Seguimi».

Nelle sue opere narrative Caravaggio non raffigura la tradizionale rappresentazione di un determinato soggetto evangelico, egli fa di meglio, lui rappresenta il nocciolo, quello che fa la differenza, il potente finale del contenuto narrativo. Si tratta quindi di una scena di conversione. E allora, qual è il momento in cui la conversione entra in gioco? Ovviamente il momento in cui il peccatore è chiamato a una scelta.

Matteo si trova per un istante sospeso tra il «Seguimi» e la decisione di seguirlo: al suo corpo basterà un attimo per compiere l’azione volontaria di alzarsi. Deciderà di seguire Gesù e lo farà nella stessa traiettoria che Gesù è intento a prendere per uscire dalla scena, quella chiara nella tela.

Occorre ricordare che Caravaggio è “figlio” della Controriforma, del Barocco, quindi il suo proposito era quello di avvicinare lo spettatore alla scena biblica ritratta, come per contrastare l’avvento del protestantesimo che guadagnava spazio in quell’epoca.

A chiusura di questo articolo, oltre che ringraziare Juliana che mi ha aiutato non poco nella sua redazione, mi piace porre l’attenzione al concetto di “disarmante accessibilità della bellezza”. Questa tela nella sua magnificenza e straordinarietà risulta accessibile in modo sorprendente. Basterà, per guardarla, passeggiare per le vie di Roma, in pieno centro storico e nel percorso che dal Panteon porta a Piazza Navona decidere di recarsi nella vicina Chiesa di San Luigi dei Francesi. Non occorrerà alcuna prenotazione, l’accesso alla Chiesa è libero e facile. Qui il link per raggiungere questa meraviglia.

Pado (con l’aiuto di Juliana)

Radici intrecciate inestricabilmente

by pado11769

“Quando si accende l’amore è una pazzia temporanea.

L’amore scoppia come un terremoto e in seguito si placa. E quando si è placato bisogna prendere una decisione. Bisogna riuscire a capire se le nostre radici sono così inestricabilmente intrecciate che è inconcepibile il solo pensiero di separarle. Perché questo è. L’amore è questo.

L’amore non è turbamento, non è eccitazione. Non è il desiderio di accoppiarsi ogni istante della giornata, non è restare sveglia la notte immaginando che lui sia lì a baciare ogni parte del tuo corpo.

No, non arrossire! Ti sto dicendo delle verità.

Questo è semplicemente essere innamorati e chiunque può facilmente convincersi di esserlo.

L’amore invece è quello che resta del fuoco quando l’innamoramento si è consumato.

Non sembra una cosa molto eccitante, vero?! .. Ma lo è …”

breve estratto dal film “Il Mandolino del Capitano Corelli”

Ci sono delle cose che sono difficili da spiegare. A volte, raramente in verità, si ha la fortuna di imbattersi in alcune forme artistiche che ci aiutano a comprendere la profondità dell’animo umano, le sue sensazioni fino alle più complesse emozioni.

Declinare l’amore nelle sue infinite forme e manifestazioni è, forse, la cosa più difficile perché ognuno di noi è “fatto a modo suo” e spesso non basta un’intera esistenza a “conoscere se stesso”.

Nel breve estratto con cui ho deciso di aprire questo post si parla di “radici inestricabilmente intrecciate che è inconcepibile il solo pensiero di separarle”.

Anche la canzone “Nosso Estranho Amor“, di Marina Lima e Caetano Veloso, usa la stessa metafora dell’intreccio per esplicitare la forza di un sentimento capace di resistere anche ad “effetti drammatici“, pronto al domani. Perché il bene, quando si alimenta di cose belle, cresce come crescono le radici. Da quelle radici crescono piante e frutti, intrisi di altrettanta bellezza e destinati a replicarsi, in un processo davvero difficile da recidere.

Nosso Estranho Amor (di Marina Lima e Caetano Veloso)

Non voglio succhiare tutto il tuo latte
Nemmeno ti voglio a ornamento del mio essere
Ti chiedo soltanto rispetto
per il mio folle desiderio

Non m’importa con chi vai a letto
Che tu ti delizi con chiunque sia
Ti chiedo solo di accettare
il mio strano amore

Oh, amore mio!
Lascia la gelosia arrivare
Lascia la gelosia finire
E seguiamo insieme

Oh, amore mio!
Lascia che mi piaci
Oltre il mio cuore
Non dirmi mai di no

Il tuo corpo è intrecciato con il mio
Siamo fatti così tanto per noi due
Che la nostra unione resiste a effetti drammatici
Ma cosa c’è dopo …

… Non scaviamo nei nostri difetti
Conficcando nel petto le unghie del rancore
Combattiamo, invece, ma solo per il diritto
del nostro strano amore.

.

Pado

PS. Per la traduzione un grazie particolare a Juliana che dal Brasile mi ha raccontato di questa canzone e mi ha regalato la traduzione letterale che ho leggermente modificato, con la certezza di non averne alterato il significato.

“Viver menino, morrer poeta”

by pado11769

Viver menino, morrer poeta

Qualche anno fa ero a Ostuni (BR) in Puglia, era il 17 agosto 2016, avevo appena appreso della morte a seguito di un infarto di Vander Lee, un cantautore brasiliano che seguivo ogni tanto ma mai abbastanza.

Quella sera scoprii questa “preghiera laica” che ė una di quelle cose che possono essere generate solo da un’anima infinitamente bella. Ripongo qui per chi ogni tanto dovesse passare, anche una mia traduzione probabilmente errata ma ispirata dall’emozione di quel momento.

Questo post era sulla mia pagina Facebook ed ogni tanto, a fatica, andavo a cercarmelo per potermi riascoltare quelle parole.

“Ó, Pai
Não deixes que façam de mim
O que da pedra Tu fizestes
E que a fria luz da razão
Não cale o azul da aura que me vestes

Dá-me leveza nas mãos
Faze de mim um nobre domador
Laçando acordes e versos
Dispersos no tempo
Pro templo do amor


Que se eu tiver que ficar nu
Hei de envolver-me em pura poesia
E dela farei minha casa, minha asa
Loucura de cada dia
Dá-me o silêncio da noite
Pra ouvir o sapo namorar a lua
Dá-me direito ao açoite
Ao ócio, ao cio
À vadiagem pela rua

Deixa-me perder a hora
Pra ter tempo de encontrar a rima
Ver o mundo de dentro pra fora
E a beleza que aflora de baixo pra cima

Ó meu Pai, dá-me o direito
De dizer coisas sem sentido
De não ter que ser perfeito
Pretérito, sujeito, artigo definido

De me apaixonar todo dia
E ser mais jovem que meu filho
De ir aprendendo com ele
A magia de nunca perder o brilho


Virar os dados do destino
De me contradizer, de não ter meta
Me reinventar, ser meu próprio deus
Viver menino, morrer poeta”

TENTATIVO DI TRADUZIONE

“Ó Pai Não deixes que façam de mim
O que da pedra tu fizestes
O PADRE NON LASCIARE CHE SI FA CCIA DI ME
COME CON LE PIETRE CHE HAI CREATO
E que a fria luz da razão
Não cale o azul da aura que me vestes
E CHE LA FREDDA LUCE DELLA RAGIONE
NON SCOLORI L’AURA DI AZZURRO CON CUI MI HAI VESTITO

Dá-me leveza nas mãos
Faze de mim um nobre domador
DAMMI UNA MANO A DIVENTARE
UN ABILE DOMATORE
Laçando acordes e versos
Dispersos no tempo
Pro templo do amor
CATTURANDO AL LACCIO ACCORDI E VERSI
DISPERSI NEL TEMPO
PER IL TEMPIO DELL’AMORE

Que se eu tiver que ficar nu
Hei de envolver-me em pura poesia
E dela farei minha casa, minha asa
Loucura de cada dia
E SE DEVO METTERMI A NUDO
SONO PRONTO AD AVVOLGERMI NELLA POESIA PURA
PER FARE DI LEI LA MIA CASA, MIA COSÍ,
IMPAZZENDO OGNI GIORNO
Dá-me o silêncio da noite
Pra ouvir o sapo namorar a lua
DAMMI IL SILENZIO DELLA NOTTE
PER SENTIRE L’ODORE INNAMORATO DELLA LUNA
Dá-me direito ao açoite
Ao ócio, ao cio
À vadiagem pela rua
DAMMI IL DIRITTO DI ALLONTANARE
L’OZIO, IL CALORE
IL VAGABONDARE PER STRADA

Deixa-me perder a hora
Pra ter tempo de encontrar a rima
Ver o mundo de dentro pra fora
E a beleza que aflora de baixo pra cima
PERMETTIMI DI PERDERE ORE
PER AVERE IL TEMPO DI INCONTRARE LA RIMA
DI VEDERE IL MONDO DA DENTRO E FUORI
E LA BELLEZZA CHE SI ELEVA DAL BASSO VERSO LA CIMA

Ó meu Pai, dá-me o direito
O PADRE MIO DAMMI IL DIRITTO
De dizer coisas sem sentido
DI DIRE SCIOCCHEZZE
De não ter que ser perfeito
DI NON ESSERE PERFETTO
Pretérito, sujeito, artigo definido
SOGGETTO, VERBO, COMPLEMENTO OGGETTO

De me apaixonar todo dia
DI APPPASSIONARMI TUTTI I GIORNI
De ser mais jovem que meu filho
DI SENTIRMI PIÚ GIOVANE DI MIO FIGLIO
E ir aprendendo com ele
A magia de nunca perder o brilho
E DI SCOPRIRE CON LUI
LA MAGIA DI NON PERDERE SCINTILLANZA

Virar os dados do destino
DI TIRARE I DADI DEL DESTINO
De me contradizer, de não ter meta
DI CONTRADDIRMI, DI NON AVERE META
Me reinventar, ser meu próprio Deus
DI REINVENTARMI, DI ESSERE IL MIO DIO
Viver menino, morrer poeta
DI VIVERE BAMBINO, DI MORIRE POETA”

la notte a volte mi regala tanta bellezza come adesso, la mia personale traduzione di questa MERAVIGLIA … un privilegio piangere per questa cosa bella … grazie Vander Lee.

Pado

Carità romana

by pado11769

Torno a casa ora dalla mostra “L’ultimo Caravaggio” a Milano. Un percorso che, a partire da uno degli ultimo quadri del Merisi – Il martirio di sant’Orsola – si snoda tra le tele di artisti che hanno tratto grande ispirazione dai suoi lavori.

Tra le opere esposte la “Carità romana” di Luciano Borzone (datato tra il 1635 ed il 1638).

Scopro che:

“La tradizione figurativa italiana, che non di rado ha tratto ispirazione dal corposo bagaglio culturale lasciato in eredità dall’antichità classica, trova nel tema della Carità romana una generosa fonte a cui attingere.

La vicenda, ripresa dallo storico latino Valerio Massimo in uno dei suoi scritti, il De Factis Dictisque Memorabilibus – Libro IX, ha per protagonisti l’anziano Cimone e la virtuosa Pero. Secondo la leggenda quest’ultima, essendo il padre agli arresti, condannato a morire per fame, si reca di nascosto alla prigione per nutrirlo con l’unico mezzo possibile, il latte del proprio seno. Ed ecco il lieto fine: un carceriere, dopo aver scoperto il fatto, lo comunica al comandante il quale, commosso, rilascia il vecchio.”

Carita romana_Luciano Borzone

Pado